Obiettivo “emissioni zero”: cosa cambia con la guerra in Ucraina?
Obiettivo “emissioni zero”: cosa cambia con la guerra? Il climate change sembra essere passato in secondo piano, soprattutto a causa dell’impennata del prezzo del petrolio. Ma il futuro continua a essere quello delle energie rinnovabili.
La guerra ha segnato il crollo della sostenibilità. L’impennata del prezzo del petrolio e il cambiamento degli equilibri nella geopolitica mondiale potrebbero mettere a rischio gli accordi di Parigi e della COP26, che si è tenuta lo scorso autunno a Glasgow.
L’invasione russa dell’Ucraina ha purtroppo reso di nuovo attraenti i combustibili fossili per gli investitori, anche se sarà un interesse di breve periodo, perché i paesi dipendenti da gas e petrolio russo stanno accelerando i loro programmi per le energie rinnovabili per diventare indipendenti più rapidamente.
Il problema sarà il ritardo dei tagli alle emissioni necessari per prevenire gli effetti peggiori del riscaldamento globale: secondo un nuovo rapporto dell’Intergovernmental Panel on Climate Change delle Nazioni Unite, infatti, la temperatura della Terra aumenterà di 1,5 gradi Celsius nei prossimi 20 anni, con rischi per l’ambiente davvero allarmanti.
Guerra in Ucraina: il fattore ambiente
C’è poi la questione ambiente: è infatti il fattore Environment a preoccupare tutti. Anche se per un breve periodo, il ritorno al carbone, uno dei combustibili fossili più inquinanti, sembra un ritorno al passato e sta creando forte allarme.
Proprio per questo motivo, il processo di decarbonizzazione potrebbe però essere stimolato proprio dalla necessità d’indipendenza energetica dai combustibili: il 90% delle emissioni globali sono oggetto di impegni di neutralità carbonica. Ciò si potrebbe tradurre in una forte accelerata verso le energie rinnovabili. Questa la speranza soprattutto dei ragazzi della Generazione Greta.
È quindi urgente un intervento globale e strutturale su tutto il comparto energetico, con meno tasse, una migliore differenziazione delle fonti e degli approvvigionamenti. Ovviamente sempre con un occhio alla sostenibilità.
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